La barca di D'Alema

Mi permetto di dare un suggerimento all’onorevole D’Alema,  merito alle polemiche e  sterili che sono sorte in occasione dell’acquisto della sua nuova imbarcazione.
Lasci perdere,  onorevole D’Alema,  tutti i pettegolezzi ed i commenti ignoranti che sono sbocciati a seguito della Sua decisione. Mi dia retta,  non perda tempo a giustificarsi sul prezzo o sulla eventuale comproprietà della futura imbarcazione.
Non permetta che  qualche invidiosa (e non addetti ai “lavori”) vada a rovinare la gioia ed i coronamento di un sogno che soltanto chi sente la propria creatura solcare col dritto di prua le onde e coglie in respiro del vento sulle vele e del mare sul mascone può capire.
Non è il caso di spiegare a questi  “poverini” che cosa rappresenta una barca a vela per chi va in cerca,  ancora oggi,  di sensazioni intramontabili e di un contatto con gli elementi della natura che la moderna tecnologia cerca costantemente di sopprimere.
Per i suddetti “poverini” esiste solo il luogo comune della “barca” che automaticamente fa rima con “soldi”. Non importano le dimensioni; l’italianetto ferragostano rimarrà sempre geloso del proprio lavaggio del cervello che lo ha portato addirittura a rincorrere,  come status symbol,  anche un bidet galleggiante munito di volantino e con un’elica dietro il culo. Perché? Ma perché fa nautico, accipicchia! Come può, caro onorevole,  pretendere di estirpare questo modo di pensare assolutamente distorto? Non vede quante persone, anziane e non, perdono la dignità, durante la stagione estiva, esibendosi ritte ed impettite sulle loro vasche da bagno, indossando minislip dentro i quali, oltre alle loro pudende, cercano di contenere telefonini, occhiali, sigarette, accendino, ecc.? E tutto questo abbrutimento, in nome di chi, se non di quello che viene considerato un simbolo sociale (cioè la nautica), viene posto in essere? Lasci perdere, mi creda. Lei è un illuso se pensa di far capire a questi “barboncini di mare” tutto quel processo evolutivo che attraversa un odierno velista cinquantenne, da quando, da bambino, tirava i primi bordi sopra ad una deriva e col sedere nell’acqua, via via affinando la propria esperienza ed aumentando il suo bagaglio tecnico unitamente alle dimensioni della barca,  fino ad arrivare,  al primo cabinatino,  acquistato usato e del costo inferiore a quello di una Panda (sì, ho detto proprio una Fiat Panda). Lei è un illuso se pretende di far capire che un’imbarcazione del costo di due miliardi di vecchie lire,  acquistato con una cordata di quattro o cinque soci,  comporta un esborso di denaro spesso inferiore a quello occorrente per l’acquisto di un appartamentino in quelle cittadelle – vacanza espressione della peggiore mediocrità turistica! Eppure, vede? Lo sfigato che ciondola dopo cena,  davanti ai negozietti della sua residenza estiva,  con il gelato e l’abbigliamento da cretinetti (in vacanza) anche se proprietario di uno degli appartamentini suddescritti, non scandalizza l’opinione pubblica (sempre a patto che non gli venga in mente di comprare un qualsiasi oggetto galleggiante).
Non c’e’ niente da fare. In Italia fa ancora più “in” o “vip”, come volete, possedere una Punto e una canoa che non una Mercedes e basta.
Finchè poi anche politici o giornalisti (che appartengono ad una categoria di persone acculturate e che dovrebbero aiutare  l’opinione pubblica a “crescere”) si adagiano su questi atavici luoghi comuni, la vedo molto dura il raggiungere “l’isola felice”. C’è ancora molto mare da cucire. Per ora buon vento, onorevole e….complimenti!


Riccardo Cerati