Beneficenza

E’ assai singolare il modo di fare beneficenza da parte di certe associazioni, stravolgendo la logica ed il buon senso.
Oserei definire questo tipo di generosità buonismo radical-chic o buonismo al birignao.
Non mancano purtroppo le testimonianze di questo andazzo. Eccone alcuni esempi.
La partita del cuore; è mai possibile dover assistere al proliferare di decine di “nazionali” di tutte le categorie che sistematicamente vengono osannate dal povero pubblico di semplicioni che ingenuamente vanno ad applaudire personaggi che guadagnano miliardi facendo tutto fuorché “lavorare” (nel senso più comune del termine) e per giunta si prendono onori ed encomi per la lodevole e nobile iniziativa, quando i veri benefattori sono proprio loro, i semplicioni che si spellano le mani e svuotano il loro magro portafoglio per consegnare un obolo che per loro rappresenta un enorme sacrificio al confronto della disponibilità degli improvvisati calciatori che in questo modo fanno bottino di immagine e di generosità? Non sarebbe forse meglio che i soldi del biglietto venissero versati in un conto corrente direttamente a favore di associazioni di volontariato periferico, che proprio perché decentrate ed articolate, sono più controllabili e danno maggiori garanzie di come saranno gestite le offerte?
Andiamo avanti. I tormentoni televisivi e i mega show benefici. Come è possibile tollerare quei mielosi e sorridenti inviti a versare offerte, inviti che provengono da personaggi che guadagnano milioni al secondo e rivolti con formule che fanno venire il voltastomaco se si analizzano le frasi con cui vengono confezionati: “Questa sera, anziché andare in pizzeria con la famigliola versate l’equivalente per il tal paese ecc..”; “Non andate al mare per questa fine settimana e versate ecc. ecc.”. Possibile che non venga in mente ai generosi imboniti (o imbambiti?) telespettatori di replicare “Sacrifica tu un secondo della cazzate che hai detto nell’ospitata dell’altra sera agli affamati del centrafrica e via discorrendo”? Potrei andare avanti, ma mi fermo qui per fare una triste considerazione. Se gli organizzatori e gli autori di dette inziative hanno ritenuto e ritengono opportuno affidare l’incarico di raccoglitori di spiccioli  a testimonials famosi, è proprio per il fatto che sono convinti (purtroppo) che la Società gravita in questa sfera miope ed assurda, dove le cose semplici non trovano spazio, mentre, per contro, la forza ammaliatrice dei carrozzoni televisivi e pubblicitari paga, (eccome se paga!) con i soldi ovviamente dei pescioloni finiti nella rete (televisiva).
Siamo proprio sicuri e convinti che tutti quei “balli”, “feste”, “cene” di beneficenza producano benessere a chi ne ha veramente bisogno? Non sembrano invece fucine di ristoro e di pubbliche relazioni solo per i protagonisti e gli organizzatori, mentre i poveracci nel cui nome vengono prese dette iniziative, sempre poveracci rimangono?


Riccardo Cerati