Il Festival di S.Remo

Nell’epoca in cui viviamo, dove siamo in grado, con un semplice “clic”, di trasmettere immagini da un orologio da polso, avere sotto controllo il cosiddetto villaggio globale e via discorrendo, in quest’epoca, dicevo, non si dovrebbe assistere (o quantomeno dovrebbero essere destinati all’estinzione) ai saluti alla nonna e alla zia inviati dai vari programmi televisivi, ai colli allungati ed alla manina che si agita davanti alla telecamera e soprattutto ala trepida attesa del pubblico (bue) televisivo che continua purtroppo a subire le violenze di chi gli impone di interessarsi di determinati eventi che, per la loro evidente e logica finzione,  non dovrebbero meritare la minima attenzione.
Dopo quasi cinquant’anni di televisione, vediamo se riesce più facile ragionare con lucidità e concretezza.
Supponiamo che tre o quattro discografici decidano di porre in essere o di gestire direttamente una manifestazione canora di grandissimo spessore e richiamo mondiale, con relativi investimenti miliardari; ad esempio un Festival di San Remo.
Supponiamo inoltre che la manifestazione preveda un vincitore e un numero massimo di concorrenti,  mettiamo una trentina.
Cosa farebbero i suddetti discografici promotori, gestori e  pertanto padroni della manifestazione? Ovviamente non si può sapere, ma io mi comporterei così: in primo luogo mi accorderei con gli altri colleghi finanziatori di cordata per  l’inserimento dei cantanti appartenenti alle rispettive “scuderie”, dopodichè, avvenuta la spartizione dei posti di partecipazione, deciderei collegialmente sulla nomina dell’artista e della canzone che dovrà vincere la manifestazione, cercando di equilibrare lo scompenso creato dal primo premio, con l’istituzione di altri premi (della critica, del giornalismo ecc.) e con la promessa che,  per la prossima edizione, il primo premio toccherà ad un altro cantante e ad un’altra canzone di un’altra “scuderia” e così a rotazione fra noi discografici finanziatori.
Fatto questo, concentrerei l’attenzione in casa mia e se per questa edizione toccasse a me la prima piazza, non avrei dubbi ad assegnarla al cantante ed alla canzone che riterrei peggiori, cercando di far capire agli altri artisti ed autori che i loro “pezzi”, proprio perché validi, non hanno bisogno, per vendere, della promozione supplementare del primo premio, essendo sufficiente la passerella in mondovisione durante l’esecuzione del brano teletrasmesso. In altri termini direi ai miei artisti:”Ragazzi miei, se voi aveste investito miliardi in tre prodotti, due dei quali vendono tranquillamente senza bisogno di pubblicità, mentre uno non riesce ad entrare nei desideri dei consumatori, decidendo di destinare un somma sostanziosa per la pubblicità, a quale prodotto la destinereste?” Ovvia e scontata sarebbe la risposta dei miei artisti e così risolverei i dissapori interni, non senza ricordare eventualmente ad uno di loro escluso addirittura dalla manifestazione, che detto concorso canoro non fa per lui, in quanto è già di per se stesso il numero uno e non ha bisogno di questo “carosello”, dal quale potrebbe avere più danni che vantaggi.
Se proprio in ultima ipotesi mi trovassi a dover fare i conti con un altro cantante che batte i pugni e scalcia per protestare per il fatto che non l’ho introdotto nella “rosa” dei partecipanti, escogiterei una soluzione diabolicamente salomonica; lo convocherei nel mio studio con in  prescelti e direi loro: “Sentite: c’è un problema; non dispongo di posti sufficienti per farvi concorrere tutti, pertanto mettiamoci d’accordo; siccome il regolamento della manifestazione prevede che, se una canzone, fra quelle iscritte alla gara, è già stata eseguita in pubblico, anche una sola volta, deve essere esclusa, decidiamo su quale delle canzoni già iscritte, dovremo sollevare lo “scandalo”, in modo che, al posto della squalificata, entrerà quella che era rimasta fuori per mancanza di posti e di conseguenza, l’artista e la canzone squalificate avranno sicuramente un riscontro pubblicitario, dato da tutte le polemiche che cercheremo di mettere in piedi sul giallo – scandalo scoppiato che, paradossalmente, potrebbe essere più valido, come promozione, della stessa partecipazione al Festival.
Non sarei pentito di tutto questo e non mi farei assalire dagli scrupoli per aver preso in giro mezzo mondo telespettatore, poiché, tutto sommato, sarei verosimilmente consapevole di avergli offerto il desiderato e poi, col mio padre spirituale, mi giustificherei dicendo che non me la sono sentita di rischiare i miei miliardi di imprenditore e metterli nelle mani del televoto del pubblico televisivo.


Riccardo Cerati