Vanna Marchi
A volte,
anzi spesso, mi chiedo come sarebbe andata a finire la vicenda di
Vanna Marchi e compagnia se i Fichi d’India (parlo dei comici non
dei frutti urticanti), anziché prendere lo spunto, per il loro
travolgente successo, da quell’imbonitore – venditore televisivo
dalla erre moscia (quello del ra-ra-ra-ra o va-va-va-va, come
preferite), si fossero ispirati all’appariscente signora bolognese
ed ai suoi collaboratori. Già, perché, se permettete, affinché si
possa parlare di truffa, il nostro codice penale prevede l’impiego
di artifizi o raggiri da parte del presunto reo. Ebbene, l’avete
vista la Signora Vanna in televisione? Vi sembra proprio che il suo
modo di presentarsi possa essere considerato un artifizio o un
raggiro nei confronti di coloro che davanti al video, si soffermano
(o meglio, si sono soffermati) a vedere le sue esibizioni?
Per carità! Lungi da me l’intenzione di promuovere una arringa in
difesa dell’odierna imputata, però mi sembra che sarebbe
preferibile, anziché scagliarsi a senso unico in una singola ed
unilaterale visione di fatti, porre l’attenzione anche alla vicenda
vista dall’altra prospettiva, e cioè quella di domandarsi come hanno
potuto, oltre trecentomila persone porre fiducia in una “macchietta”
televisiva, in un personaggio fra il comico e il patetico e, per
certi versi, divertente.
Il fatto che, su oltre trecentomila “truffati”, solo 132 abbiano
avuto il coraggio di uscire allo scoperto e denunciare la truffa,
affrontando, col dileggio per la dabbenaggine, il giudizio più
pesante, quello della propria famiglia, conferma che, a ben vedere,
il limite fra truffa e citrullaggine non è così ben definito.
E’ comunque sacrosanto il diritto al risarcimento da parte dei
turlupinati, però, a mio avviso, in casi come questi la stampa e i
giornalisti, sia sui quotidiani, sia soprattutto in tv, potrebbero
dare un valido e concreto contributo per scongiurare il pericolo che
si moltiplichino episodi del genere e che nella nostra società si
registri per di più un incremento di onesti cretini da tutelare e
consigliare anche nelle azioni e comportamenti più banali.
Il pericolo è reale. Un esempio? Non vi siete ancora accorti del
preoccupante segnale che viene dal fatto che, secondo sondaggi
attendibili, il telegiornale più seguito è “Striscia la notizia”?
E voi giornalisti, non vi siete accorti che il “giornalista” Gabibbo
gode di più credito addirittura del “collega” Enzo Biagi?
Occorre far sì che la gente comune (o semplice) non venga stordita e
deviata da notizie e messaggi propinatigli da pupazzi o cialtroni
improvvisatisi cronisti e commentatori televisivi, in modo che chi
fa seriamente informazione possa riconquistare il proprio vero ruolo
professionale e la propria attendibilità.
Ritengo che combattere il dilagare dei buffoni prestati dal circo
alla tv e per coprire il ruolo di “mezzibusti” od opinionisti,
rappresenti un passo significativo per recuperare il vero senso dei
valori delle cose e delle persone. Continuare nell’assistenzialismo
morale buonista potrebbe infatti risultare molto
pericoloso.
Riccardo Cerati